sabato 28 luglio 2018

ERRORE NEL BODYBUILDING 9: VA BENE IN TEORIA MA NON IN PRATICA



Ognuno tende a preferire un certo stile di allenamento per svariate ragioni fisiologiche
e psicologiche. A volte è presente un pregiudizio creato da cosa è stato letto, da cosa è conosciuto
ecc. circa l’attività fisica e l’alimentazione. A causa di questi pregiudizi, tendiamo a criticare
altri stili di attività fisica, per ragioni diverse e spesso semplicemente perché non stiamo applicando quegli o altri stili.

L’attività fisica, come la religione, è una cosa molto personale perché ci influenza internamente e sia mentalmente sia fisicamente.
Perciò tendiamo a essere molto protettivi circa le idee e gli ideali personali di cosa è sensato
nell’attività fisica e nell’alimentazione.

 Un errore commesso da molti è dire che un metodo di allenamento può essere buono in teoria ma non in pratica. Giungiamo a questa idea perché la spiegazione di un metodo di allenamento è sensato sulla carta, però qualcosa ci dice che in pratica non funziona o non funziona altrettanto
bene. Forse è così, però la posizione “teoria vs. pratica” non è corretta.

 Primo, esiste solo una teoria della scienza dell’attività fi sica, come esiste solo una teoria di qualsiasi scienza. Una teoria cerca di spiegare una verità ed è fatta di principi o concetti che guidano e sostengono l’idea principale (teoria) di una scienza (in questo caso l’attività fi sica).
Per l’attività fisica abbiamo i principi della fisiologia dello stress circa  quello che costituisce un onere appropriato per il corpo (contrazioni muscolari contro una resistenza). Alcuni di questi principi comprendono l’intensità, il volume, la frequenza, la specificità, la progressione e la riduzione dei guadagni. Questi principi e fattori fondamentali sono presenti in TUTTI i programmi di allenamento, però in misura e rapporto diversi secondo la natura del programma. Però è chiaro che qualunque sia il metodo di allenamento, esiste solo una teoria della scienza dell’allenamento, cioè stimolare un cambiamento nell’organismo (corpo umano) sperimentando uno sforzo muscolare sufficiente
seguito da recupero per permettere al cambiamento di manifestarsi (tuttavia, non sempre
l’allenamento produce un cambiamento verso muscoli più grossi e più forti, a volte serve solo a
mantenere o a rallentare la riduzione della funzione e dello sviluppo).

 Allo stesso modo, altre scienze (per es. l’aeronautica spaziale e la medicina) sono basate su una teoria di base, però esistono molte applicazioni o modi per “svolgere un compito”. In medicina, per esempio, esiste più di un modo per ridurre la pressione ematica, però tutti questi modi devono attenersi agli stessi principi che costituiscono la teoria della riduzione della pressione ematica
nell’ambito della teoria medica. Lo stesso vale per le procedure chirurgiche.

 Perciò, quanto cambiamento sperimentate, quanto sforzo è necessario, la natura dello sforzo (come applicate l’attività fi sica), l’attrezzatura usata, la rilevanza di ogni principio ecc. sono tutti irrilevanti per la questione “teoria vs.pratica” perché queste cose costituiscono i “metodi” nell’ambito della teoria dell’attività fisica.
Perciò, nei circoli dell’attività fisica, discutiamo dei “metodi”, non della “teoria”.

 È necessario anche dire che quanto è tollerabile per una persona può essere troppo o troppo
poco per un’altra. Di conseguenza, un certo “metodo” può essere appropriato per voi ma non per qualcun altro, proprio come quanto ideale per far crescere le gambe può essere troppo o troppo
poco per altre parti corporee.

È possibile che quanto fatto da qualcun altro sia eccessivo o insufficiente ma questo resta ignoto
fino a che quest’altra persona sperimenta e scopre se di più o di meno (oppure un approccio
diverso) funziona meglio. Ci sono ovviamente molti esempi di successo, di persone che hanno
fatto bene e continuano a fare molto bene con un approccio che non ha funzionato per qualcun
altro e, di conseguenza, quello che può sembrare irrazionale si dimostra evidentemente vero
in pratica alla luce del successo di un’altra persona.


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