L’origine degli infortuni nell'allenamento con i pesi
Tratto dal libro OLTRE BRAWN di Stuart McRobertPubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore Srl
Quasi venti anni, in cui mi sono preso libertà eccessive in palestra seguendo
consigli provenienti da fonti di scarso livello e non sempre applicando quello
che predicavo, alla fine si sono accumulati e ho cominciato a crollare.
Probabilmente a ciò contribuì anche lo stress e la pressione estrema del lavoro
avuto dopo aver fatto partire HARDGAINER nel 1989. Rispetto a quella molto
dotata, la persona dalle normali doti genetiche non solo è nettamente limitata
nel tipo di allenamento che funzionerà, ma è di gran lunga meno resistente ai
danni da abuso di esercizio fisico.
EUGENE SANDOW il PRIMO BODYBUILDER |
Credo inoltre che il periodo immediatamente successivo ai miei vent’anni in cui
ho seguito per quattro anni una dieta vegan [la forma più estrema di
vegetarianismo che, oltre a quella di carni e pesce, prevede la completa
esclusione di qualsiasi alimento di origine animale, compresi uova, latte e suoi
derivati, N.d.T.] abbia dato il suo contributo a rimuovere, illimitatamente, parte
della robustezza della struttura corporea che avevo prima.
Nel 1992 fui costretto a rinunciare all’allenamento duro. Avevo così tanti
infortuni che non c’erano esercizi che potessi fare senza che mi dessero
fastidio a qualcosa. Applicai il solito ghiaccio, feci un paio di settimane di
attività ridotta, con tanto riposo, ma non ci fu alcun miglioramento reale. Le
cure chiropratiche giovarono solo di poco al mio particolare problema alla
schiena. Il fastidio/dolore in quell’area e il dolore permanente con formicolio
alla gamba sinistra (sciatica) erano implacabili. Mi affretto ad aggiungere che
le cure chiropratiche sono molto utili per molti problemi all’area
lombosacrale e che non devono essere svalutate basandosi sulla mia
esperienza personale. Durante il ciclo di 182 kg × 20 ebbi due infortuni alla
parte alta della colonna vertebrale che guarirono rapidamente grazie a un
competente aggiustamento chiropratico.
Le radiografie che feci per i problemi all’area lombosacrale rivelarono un
notevole grado di scoliosi. Il medico chiropratico Efstathios Papadopoulos la
definì “al limite della pericolosità”. Avevo fatto stacco da terra con 182 kg ×
20 senza essere consapevole della scoliosi. Ero stato tanto ignorante per tanto
tempo. La scoliosi predispone la colonna vertebrale a una maggiore
possibilità di infortunio in confronto a vertebre di conformazione normale, e
aveva dato un contributo sostanziale a rendere così impegnativo il mio
recupero dagli infortuni.
Un anno dopo
Nel corso dei dodici mesi successivi ebbi varie false partenzenell’allenamento, nelle quali le spalle, la bassa schiena, la sciatica alla
gamba sinistra e le ginocchia mi costrinsero a interrompere l’allenamento.
Stavo poco o per niente meglio di quanto stessi nell’autunno del 1992.
Ancora non potevo allenarmi, correre, camminare più di quanto fosse
necessario per svolgere le commissioni fondamentali e le attività generiche,
dormire sul fianco destro senza disagio o fare giochi vivaci con le mie
bambine.
Nel luglio 1993 consultai un chirurgo ortopedico. Poco tempo prima avevo
fatto circa tre minuti di allenamento ridicolmente tranquillo sullo stepper,
con una terribile reazione. Il medico diagnosticò una seria condromalacia
della rotula. Mi consigliò di non fare squat o stacco da terra se non con pesi
molto leggeri; e questo anche dopo l’artroscopia che egli definiva
indispensabile per riportare le mie ginocchia a una certa normalità. Ero
così disperato in quel periodo che inizialmente decisi di sottopormi
all’intervento chirurgico, Ma cambiai rapidamente idea dopo aver
consultato il chiropratico alle cui cure ricorro solitamente, il dott.
Papadopoulos. Egli mi informò dei probabili effetti negativi
dell’artroscopia di cui il chirurgo aveva trascurato di parlarmi.
Alla fine di luglio del 1993, dopo un paio di settimane per recuperare dalla
minisessione allo stepper seguita a una lunga sospensione dell’allenamento
per le gambe, cominciai ad eseguire qualche squat senza attrezzi per far fare
un po’ di attività alle ginocchia e alle cosce, ma utilizzando una posizione
diversa rispetto a quella che avevo impiegato in precedenza. Ad agosto
cominciai a fare squat con un bilanciere scarico sulle spalle. Con una
posizione dei piedi più larga di circa 15 cm del normale, le punte dei piedi
ruotate in fuori di circa 40° invece dei soliti 20, e nessun movimento verso
l’interno da parte delle ginocchia, trovai una traiettoria molto più comoda per
le ginocchia. Aggiunsi al bilanciere 2,5 kg ogni settimana. Le ginocchia
stavano molto meglio e presto riuscii a sedermi e alzarmi senza troppe
reazioni nelle ginocchia. Era un gran miglioramento. Ma in seguito avrei
avuto delle settimane molto negative in cui sarebbe riapparso
l’indolenzimento e mi sarei sentito di nuovo al punto di partenza.
Durante un paio di fine settimana di riposo nell’estate del 1993 non riuscii a
tuffarmi in piscina e non riuscivo a saltare indipendentemente dall’attenzione
che ci mettessi. Andai in piscina una volta in tutti e due fine settimana e la
reazione nelle mie ginocchia mi fece pentire di quella singola uscita.
Ecco come ero: una persona che non aveva mai fumato, non aveva mai
bevuto nemmeno una birra, non mangiava carne da circa quindici anni,
prestava grande attenzione alla sua dieta da venti anni, prendeva vitamine da
molti anni per i loro presunti benefici sulla salute, si era allenato
costantemente per tutta la vita – eccezion fatta a partire dal luglio 1992 – e
aveva ancora un aspetto abbastanza atletico e in forma, anche se non era così
che mi sentivo. Ma non sarei stato in grado di correre più velocemente delle
mie bambine o di battere a calcio un bimbo di cinque anni senza incorrere in
un notevole disagio fisico per una settimana o due.
Nell’autunno del 1993, ben oltre un anno dopo il termine del mio ultimo serio
ciclo di allenamento, i miei infortuni all’alluce, alla spalla e alla bassa schiena
continuavano a essere invalidanti. C’era un piccolo miglioramento nelle
ginocchia e il fastidio alla gamba sinistra dovuto al problema alla bassa
schiena era diminuito un po’ ma era tutto qui.
Ero adesso così disperato da cominciare a pensare che la mia carriera di
allenamento fosse ormai alle spalle e che il ritiro all’età di 34 anni fosse ormai
in programma. Da tanto tempo avevo scoperto di non essere geneticamente
dotato per ottenere eccezionali risultati con l’allenamento con i pesi e non
avevo mai avuto interesse a usare gli steroidi al fine di puntellare i limiti
genetici. Ma ora avrei dovuto abbandonare il pensiero di potermi addirittura
impegnare in un allenamento di “mantenimento della forma”, figuriamoci un
allenamento intenso.
...CONTINUA
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